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Immagine del redattoreAlice Rondelli

Il wrestling è finzione, ma tutti ci credono.

Selvaggia Lucarelli ha scoperchiato il vaso di Pandoro, mentre contribuiva a riempire un vaso di Pandora ben più serio.

ph. "Il vaso di Pandoro", 2024 (Alice Rondelli)

La 619 è una mossa di wrestling dal coefficiente di difficoltà altissimo, che prende il nome dal suo ideatore: l’iconico Rey Mysterio, nella quale l’avversario dev’essere appoggiato con il petto sulle corde del ring; dopodiché, l’atleta prende la rincorsa, si appoggia all’avversario con le mani e facendo una specie di bandiera umana, lo colpisce roteando. Il colpo non arriva alle spalle, ma in pieno volto.

Quella che può essere definita una vera e propria acrobazia, è un mix energico di atletismo e agilità e si potrebbe ribattezzare “mossa alla Lucarelli”. Sì, perché prima di affondare il colpo Selvaggia Lucarelli - quella che nella sua biografia di Instagram si definisce “Italian writer e gattara” - si dedica strenuamente, giorno dopo giorno, a mettere l’avversario alle corde, nel tentativo di ridurlo in ginocchio, prima di stenderlo. Il ring, da quando ha restituito all’Ordine il tesserino da giornalista, è diventato Instagram e i suoi avversari tutti quelli che ne fanno un uso improprio.

 

Ho chiesto ad un’amica di prestarmi “Il vaso di Pandoro”, scritto da Selvaggia Lucarelli, edito dalla casa editrice PaperFIRST (diretta da Marco Travaglio), presentato come un libro-inchiesta. Si diceva che il contenuto riguardasse l’ormai celebre scandalo relativo alla nebulosa campagna benefica che vede coinvolte l’azienda Balocco e Chiara Ferragni, sulla quale l’Antitrust ha aperto diversi procedimenti. Invece, e il sottotitolo lo spiega bene, “Ascesa e caduta dei Ferragnez” appare, per molti versi, un’invettiva che tocca molto sul personale i due protagonisti del libro.

L’interesse del lettore si sarebbe dovuto concentrare su due capisaldi principali, gli unici che abbiano una rilevanza in termini di servizio pubblico: le opache operazioni benefiche e la supposta strumentalizzazione dei minori (i figli della coppia) a scopi commerciali. Tuttavia, sono numerose le pagine nelle quali Lucarelli spiega al lettore cosa si celi, a suo parere, dietro i comportamenti social e imprenditoriali della coppia. Chiara viene dipinta come un’insicura, circondata da “yes men” che fortificano la sua convinzione di essere dalla parte giusta di qualunque storia; Fedez come un arricchito ormai completamente fagocitato da un inguaribile delirio di onnipotenza.

«Chissenefrega», mi viene da dire. Ognuno di noi, chi più chi meno, è pregno di umane debolezze e, talvolta, vittima di sé stesso e carnefice di altri.

Io detesto il capitalismo e non provo alcun sentimento di empatia verso gli individui che, cercando di sfruttarne le potenzialità, restano incastrati in un meccanismo che non risparmia proprio nessuno; tuttavia, bisogna riconoscere che il metodo utilizzato dall’influencer per monetizzare la beneficenza è ben collaudato e non è certo stata lei ad inventarlo, al massimo può averlo sdoganato sui social, nulla di più. Tuttavia, il bacino di utenti da cui pesca Ferragni è talmente vaso da portare il discorso “donazioni” alla massa e la massa, si sa, non desidera che essere guidata, non importa in quale direzione.

 

Il “Pandoro Gate” nasce da una felice intuizione di Lucarelli, che per prima indagò e scrisse della faccenda e questo è un merito che nessuno le può togliere. La scrittrice, tuttavia, si è lamentata spesso del fatto che la maggior parte delle testate giornalistiche non abbiano minimamente fatto riferimento al suo libro, come se si occupasse di esporre crimini di guerra in WikiLeaks style.

Quello che sarebbe giusto ammettere è che l’idea di farne un libro nasce dalla morbosa curiosità della gente di intrattenersi con i dettagli scabrosi della faccenda e non per genuino amore dell’approfondimento. Il libro di Lucarelli è alla stregua di quel genere di serie tv che la gente ingurgita in un weekend, per poi dimenticarsene il giorno dopo.

C’è un vaso di Pandora dal contenuto molto più importante dell’ascesa e caduta dei Ferragnez, un contenitore che, a suo tempo, Lucarelli non si è risparmiata dall’infarcire, inveendo con inutile sarcasmo contro chiunque cercasse di esprimere la propria opinione.

Come mai, mi domando, la sua mente indagatrice non si è gettata alla ricerca di verità scomode, che possono seriamente compromettere la reputazione di chi decide di affrontarle?

Mi riferisco alla questione “pandemia”, quando appellava tutti coloro i quali avevano scelto di non vaccinarsi con epiteti degni di una lavandaia qualunque, dando la sua opinione riguardo una questione talmente seria da meritare uno studio più ampio, in pasto alle orecchie del milione e trecentomila persone che la seguono su Instagram.

Come mai Lucarelli non dice una parola neanche adesso che la comunità scientifica internazionale comincia ad interrogarsi circa l’eccesso di mortalità in quasi cinquanta Stati?


Sarah Knapton
The Telegraph SCIENCE EDITOR
5 June 2024 • 12:35pm


Forse non è al corrente del fatto, o più verosimilmente anche lei, come i Ferragnez, è vittima di quel meccanismo che stritola chiunque ci si avvicini e, dunque, non desidera toccare argomenti che potrebbero danneggiare la sua carriera. Forse anche lei è ormai preda di un delirio di onnipotenza che, mi duole dirlo, Marco Travaglio ha contribuito in maniera significativa ad alimentare.

 

Tanti anni fa, ebbi modo di conoscere il giornalista ad un incontro presso la SOAS University di Londra. Io feci un intervento e lui mi chiese: «Signorina, perché non entra in politica?», io risposi: «Perché l’unica cosa che so fare è parlare» e lui concluse con un sarcastico: «Allora no, per carità! Abbiamo il governo pieno di gente che sa solo parlare!».

Adesso che la nuovissima casa editrice di cui lui è direttore pubblica Lucarelli, si può dire che Travaglio non disdegni affatto di guadagnare sul lavoro di una “chiacchierata chiacchierona”, che non si sottrae dall’aggrapparsi a qualunque “argomento del giorno”, al fine di sfamare i suoi follower assetati di, seppur leciti, sputtanamenti.

In tutta onestà, non si può dire che Selvaggia Lucarelli sappia in cosa consista un lavoro d’inchiesta serio e meditato. “Il vaso di Pandoro” è impostato come la lettera d’addio vergata dalla mano di un’amica rancorosa, che smania di recriminarti qualunque sbaglio tu abbia fatto nella vita, il resto è un contorno e il lettore attento se ne accorge fin dalle prime pagine; eccezion fatta per il capitolo che racconta la vicenda della beneficenza: l’unico ad essere meritevole di divulgazione.

 

Nel 2023, Lucarelli ha pubblicato il libro “Gli altri litigano per gelosia. Noi per gatti, fiori, foto e ristoranti” con Cairo, casa editrice di proprietà di Urbano Cairo, che fu coinvolto nell’inchiesta Mani pulite. «Al processo, a differenza degli altri dirigenti Fininvest, Cairo chiede il patteggiamento e concorda una pena di 19 mesi con la condizionale per i reati di appropriazione indebita, fatture per operazioni inesistenti e falso in bilancio. La sentenza, divenuta definitiva nel 1999, viene poi ridotta a 5 mesi finché, nel 2004, interviene la riabilitazione».

 

Non importa quante recensioni positive i lettori lascino su Amazon, quante copie vengano vendute e quanti complimenti si ricevano nei commenti su Instagram: la verità è che Lucarelli è convinta di aver trattato un argomento scottante, mentre ne ignorava scientemente uno davvero infuocato che, tutt’oggi, nessuno che possieda rilevanza nell’ambiente editoriale ha ancora deciso di trattare: i vaccini contro il Covid-19.

La letteratura, in tutte le sue forme, non è mai mero intrattenimento: è sempre servizio pubblico.

C’è solo una persona alla quale rende un servizio Selvaggia Lucarelli, ed è Selvaggia Lucarelli.

 

Qualcuno dice che il wrestling è una forma di spettacolo che combina la lotta libera al teatro e dove i wrestlers recitano il ruolo del buono o del cattivo; altri, invece sostengono che non sia finto, ma pre-determinato. Quello che è certo è che non si tratta di un vero combattimento.


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