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  • Immagine del redattoreAlice Rondelli

INTERVISTA - Alternative ribelli

Conversazione con Marcello Baraghini, attivista ed editore all'incontrario che ha appena compiuto ottant'anni, cinquanta dei quali passati a sovvertire le regole dell'industria libraria.




Marcello Baraghini, classe 1943, nasce in Romagna e fonda la casa editrice e agenzia di controinformazione Stampa Alternativa nel 1970. Vicino al Partito Socialista di unità proletaria e membro del Partito Radicale, guidato da Marco Pannella (con il quale fondò la Lega Italiana per il Divorzio), Baraghini ha lavorato nella redazione del quotidiano socialista L’Avanti! e nella redazione della rivista L’Astrolabio, diretto da Ferruccio Parri. La sua è una vita votata all’attivismo: dal volantinaggio contro l’occupazione della Cecoslovacchia, all’esperienza nel movimento del Sessantotto; dalla pubblicazione di un opuscolo a favore dell’obiezione di coscienza, alla difesa del diritto all’aborto. Nel 1989 è stato l’ideatore della collana Millelire, che ha rivoluzionato il mercato editoriale (come si legge nella Piccola Enciclopedia Garzanti del 1993). Si trattava di opuscoli in veste scarna e priva di orpelli, al prezzo di 1000 lire, il cui successo editoriale fu enorme; infatti, negli anni Novanta vennero vendute 20 milioni di copie, di cui 2 milioni soltanto di Lettera sulla felicità di Epicuro a Meneceo. Come solo i veri precursori sanno fare, nel 1993 Baraghini portò in Italia Albert Hoffman, scienziato svizzero e inventore del LSD, per una conferenza a Milano. L’anno successivo ottenne il premio Compasso d’oro per la comunicazione e la grafica , che gli valse la nomina di professore di marketing per un giorno all’Università imperiale di Tokyo. In veste di direttore editoriale della collana Eretica, pubblicò nel 1996 Diario di un pedofilo, scritto da William Andraghetti, libro che sollevò forti contestazioni, tra cui quelle di Ernesto Caffo, allora presidente di Telefono Azzurro.

Pur non partecipando più alle attività della casa editrice, Baraghini è tuttora direttore editoriale di Stampa Alternativa/Nuovi equilibri e dirige l’Associazione Strade Bianche di Stampa Alternativa, che si trova a Pitigliano (Toscana), come anche l’omonima libreria indipendente.

Dal 2003, sempre a Pitigliano, organizza il Festival internazionale di Letteratura Resistente, che si svolge nel mese di giugno.

Baraghini porta avanti la rivoluzione editoriale dei Millelire con i Nuovi Bianciardini, piccoli opuscoli di sedici pagine ciascuno scaricabili gratuitamente dal sito di Strade Bianche, venduti alla cifra simbolica di un centesimo di euro.

Manuale per diventare editore all’incontrario è la sua autobiografia, pubblicata nel 2018. Nello stesso anno fonda con altre realtà italiane indipendenti (ovvero le riviste Puck! e Ctrl magazine, il festival milanese AFA e il collettivo maceratese Uomini nudi che corrono) la rivista Čapek, che nel 2020 si aggiudica il Premio Beani alla fiera internazionale del fumetto Lucca Comics, come migliore iniziativa editoriale italiana.

 


 

INTERVISTA

 


D. Per me scrivere quello che mi pare, come mi pare, senza un padrone e senza guadagnarci un soldo è attivismo esistenziale allo stato puro. Per te cos’ha significato essere un attivista?

 

R. Essere un attivista vuol dire essere libero, essere indipendente dai poteri e dai condizionamenti. Meno si è dipendenti dai condizionamenti più si è liberi e più si è, quindi, un attivista. Tu sei un'attivista.

 


D. Credo che la letteratura non debba mai essere slegata dal tempo in cui vive l’autore; tuttavia, mi pare che troppi scrittori, oggigiorno, siano stucchevolmente progressisti. Sei d’accordo?

 

R. Dipende da cosa intendi per “progressismo”. Quella a cui ti riferisci tu è la letteratura creata negli ultimissimi anni. Io vado preferisco andare alle radici. Nel secolo scorso, in Italia, si affermò la fiction e da lì in poi si inventano storie sanguinarie, pazzesche, che vanno al dì là del saper scrivere o meno dell’autore. Queste opere servono uno scopo preciso: prestarsi alla trasposizione televisiva o cinematografica. Io, come editore, preferisco pubblicare letteratura senza finzioni: la letteratura della vita. Luciano Bianciardi è il mio maestro. Il cambiamento radicale avvenne quando Einaudi, sotto la gestione berlusconiana, apre la collana Stile libero che pubblica fiction senza preoccuparsi che gli autori padroneggino il mestiere. Si tratta di letteratura di costume: si inventano storie e si propone letteratura, la qualità non è importante. Io continuerò sempre a dire che la vera letteratura, quella che ti cambia la vita, non è quella di evasione, da salotto o da talk show. Ti faccio un esempio: ho appena pubblicato un romanzo-verità intitolato “Prendi due paghi tre” (NdR scritto da Enrico Mattioli, edito da le Strade Bianche di Stampa Alternativa), scritto da un commesso della grande distribuzione che per vent’anni ha lavorato come cassiere, che racconta cosa succede nella città parallela a quella classica, ovvero il centro commerciale. L’autore ha combattuto il ruolo di subordinato sia rispetto alla proprietà, sia rispetto ai clienti rincoglioniti che riempiono il carrello. Questa è la letteratura senza finzioni. La letteratura salvifica, che può cambiare la vita delle persone, è quella che dà la parola ad un commesso della grande distribuzione che, senza peli sulla lingua, racconta la sua ribellione.

 

 

D. Sul sto web di Čapek Magazine, Strade Bianche viene definita «l’ultima reincarnazione della storica Stampa Alternativa». Io sono capitata per caso nella tua libreria-associazione a Pitigliano: è un luogo dove si percepisce che un’alternativa all’editoria mainstream esiste. É questa l’ambizione che ti ha spinto a crearla?

 

R. Sì, assolutamente. Tant’è che tu nella libreria hai visto libri, come quello che ti ho citato, che sono scaricabili gratuitamente ancor prima di diventare cartacei. Nei quattrocento libri editi da Strade Bianche io esibisco con orgoglio il fatto che sputiamo su Amazon, perché ha distrutto l’editoria di qualità pubblicando qualunque schifezza e che funziona, purché l’autore abbia il denaro sufficiente per usufruire dei servirsi editoriali a pagamento forniti. Non esiste alcun criterio di valutazione dei materiali: si va dal generale fascista, alla signora con il giusto cognome e così la letteratura diventa una fogna, perché passa unicamente per il denaro. D’altronde i servizi offerti da Amazon sono molto potenti e ben organizzati, quindi è la mazzata definitiva contro cui noi ci ribelliamo. Sputiamo sul copyright, proponiamo un prezzo su ogni libro, ma poi il pagamento lo decide il lettore, che deve essere complice: se non ha soldi prenda pure il libro, quando li avrà ci ricompenserà, se ha soldi ne dia più di quello che è segnalato, che è sempre la metà di quelli proposti dal mercato della grande distribuzione. Bisogna rivoluzionare le regole del mercato perché il mercato è dalla parte di chi comanda, una volta avrebbero detto “dei padroni”, e quindi in disprezzo dei clienti. Bisogna abrogare quelle regole che non sono obbligatorie, come appunto il copyright, Amazon o il codice a barre e uscire dal meccanismo di mercato. Tutto questo allo scopo di proporre quella letteratura che cambia la vita, diversamente non è letteratura, altrimenti sono Fabio Volo e Bruno Vespa. Purtroppo non esiste una cultura per cui se un libro fa schifo o è pieno di refusi, come accade sempre più spesso, l’acquirente può andare dai NAS della letteratura a denunciare, eppure quello è cibo per la mente. Questo, oggi, è lo stato dell’editoria di regime.

 

 

D. Sono anni che tento di pubblicare i miei lavori, anche se gran parte del mondo dell’editoria non mi piace affatto. Come si fa a campare di scrittura?

 

R. Devi scrivere, scrivere, scrivere e autoprodurti finché crei un caso. Devi rischiare grosso. Devi avere un’attività lavorativa che ti consente di campare e al contempo dedicare molte ore del giorno alla scrittura, senza l’ansia di essere pubblicato: tanto non ti pubblicano. Voi scrittori dovete mettervelo bene in testa: gli unici autori che vengono pubblicati sono quelli che le agenzie letterarie hanno nel cassetto. Quindi, o uno ha tanti soldi da investire in un’agenzia (e anche lì ci sono liste d’attesa lunghissime), oppure c’è la via alternativa, quella che io seguo come editore: l’autoproduzione. Io all’apparenza mi contraddico, ma se uno è convinto del valore del suo lavoro il mio suggerimento è quello di usufruire del servizio di pubblicazione di Amazon (NdR il servizio di pubblicazione dell’azienda è gratuito e acquistare i servizi marketing offerti non è obbligatorio, ma aiuta enormemente l’autopromozione dell’opera). Sempre premesso che, come ho già detto, Amazon ha dato il colpo di grazia all’editoria di qualità, rimane una valida alternativa al fare la fila davanti a Mondatori e affini che, come ho già detto, non ti cagheranno mai. Quindi, bisogna avvalersi dell’autoproduzione con programmi che consentono di fare tutto, o rivolgendosi alle piccole tipografie (oppure a Print on demand), stampare 20/30 copie e presentare l’opera nel giro degli amici fino a che si crea un caso. Bisogna partire dall’inizio.

 

 

D. Il nome della mia rivista è (F)ATTUALE, quindi ti chiedo di scegliere una cosa che non ti piace nel mondo di oggi e di dirmi in che modo il tuo mestiere potrebbe cambiarla in meglio.

 

R. In questo momento sono convinto di avere in mano delle carte vincenti, perché riscrivo le regole di un mercato delinquenziale che accanna, ingabbia, mazzola, impedisce la libertà di manifestare il proprio pensiero e dunque di fare letteratura. Non sono regole obbligatorie per chi scrive e per chi pubblica, ed io le abrogo al 100% e le riscrivo mettendomi dalla parte del cliente: il lettore. Quello che fa Strade bianche testimonia che il cambiamento è possibile. È possibile percorrere un sentiero solitario ed organizzarsi con altri per auto pubblicarsi e promuoversi. Internet, nonostante le blindature, offre l’opportunità di farlo; per non parlare della società civile, degli amici, delle persone che ti stimano. Autoproduzione e autopromozione partendo dal basso e riscrittura delle regole. Prima di pensare di campare di scrittura devi fare vent’anni di tentativi: la buona scrittura necessita di scrittura e di lettura quotidiane, se non lo fai non sei uno scrittore. L’editoria ufficiale di regime non vuole saperne di te, ma tu continui a voler essere uno scrittore e allora devi lavorare fino a ché non crei una cordata che sappia apprezzare il tuo lavoro, imponendolo anche attraverso internet. Magari, una mattina, qualche agente letterario sveglio ti nota e ti viene a chiedere di pubblicare, ma il caso devi crearlo tu, senza mai pensare che di scrittura ci camperai a tempi brevi.



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Ph. Libreria Strade Bianche, Pitigliano 2022 (Alice Rondelli)

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