Come dei moderni Dracula assetati di giovinezza, i miliardari di tutto il mondo stanno scommettendo, ormai da diverso tempo, su un nuovo business che promette di essere la più grande opportunità di investimento nei decenni a venire: la longevità. In un sistema sociale affetto da narcisismo patologico non c’è da dubitare sulla buona riuscita dell’affare.

Ph. Museo Cyberpunk, Cluj-Napoca, 2023 (Alice Rondelli)
Scrive il sito web Wired: «S’intitola Don’t Die: L’uomo che vuole vivere per sempre ed è un nuovo documentario disponibile dal 1° gennaio su Netflix. Il sottotitolo è abbastanza intuitivo, se non fosse che si tratta di una storia vera in tutto e per tutto: è quella di Bryan Johnson, imprenditore statunitense di 47 anni che ha fatto i milioni nel campo del software e che ha un obiettivo chiaro. Quello di allungare il più possibile il corso della propria vita rimanendo giovane per sempre. Nel 2021 Johnson ha infatti annunciato il suo progetto anti-aging chiamato Blueprint Project, promettendo di spendere 2 milioni di dollari all’anno per tornare a un’età biologica di 18 anni: un’equipe di 30 medici al suo servizio, centinaia di pillole al giorno, dieta e allenamenti serrati, terapie agli infrarossi, trasfusioni di plasma (e, a ben vedere le foto, anche di capelli), algoritmi predittivi, innovative se non rischiose terapie geniche… Tutto pur di sconfiggere l’eventualità di non esserci più».
Sempre quest’anno è uscito nelle sale cinematografiche il film The Substance, diretto da Coralie Fargeat, nel quale si narra la storia di un’attrice di Hollywood che, il giorno del suo cinquantesimo compleanno, viene licenziata dalla trasmissione di aerobica che conduceva con successo da anni; la frustrazione che prova nei confronti del suo corpo che invecchia la spinge a sottoporsi ad un misterioso trattamento, che promette di generare una versione più giovane e perfetta di chi se lo inocula.
Prima ancora, nell’ottobre 2023, sbarca al Lunt-Fontanne Theatre di Broadway il musical Death Becomes Her (conosciuto in Italia per il film del 1992 intitolato La morte ti fa bella). La trama: una ex star di Hollywood e la sua amica-nemica ai tempi del liceo accettano di assumere un prodigioso filtro di giovinezza che riporterà i loro corpi agli antichi splendori.
The Substance e Death Becomes Her hanno due cose in comune: le conseguenze devastanti che le protagoniste subiranno e il fatto che tutte loro siano ricche, proprio come Bryan Johnson, il miliardario del documentario prodotto da Netflix.
Quest’ultima analogia non è casuale. Sì, perché tutto ciò che le persone comuni desiderano è avere un pezzettino delle straordinarie possibilità riservate ai più abbienti. Questa è un’assoluta certezza che i social network hanno, in tempi recenti, certificato in maniera incontestabile. Assistiamo di continuo ad orde di individui che si lasciano guidare negli acquisti da influencer di ogni genere che, grazie alla capacità di trasformarsi in giganteschi cartelloni pubblicitari viventi, sono riusciti a riempirsi le tasche in una maniera che, sino a poco tempo fa, era riservata solo a top model e star di Hollywood.
Il desiderio è il motore del sistema capitalistico, quindi, lo scopo del marketing non può che essere quello di creare hype attorno ad un prodotto per poi cominciare a venderlo alle masse; magari in una versione cheap, ma pur sempre accattivante. Infondo è il “packaging” ciò che conta davvero.
E se «Un diamante è per sempre» – come raccontava una campagna pubblicitaria della De Beers del 1947 – anche la giovinezza eterna si fa status symbol di un’opulenza desinata a pochi eletti e che tutti vorranno ottenere. Non a caso, se un tempo possedere una pietra così preziosa era privilegio ad appannaggio dei veri ricchi, oggi chiunque può acquistarne una: magari in una versione sintetica e meno costosa, ma che importa! Quello che conta è mostrare al mondo di vivere una vita che in realtà non ci si può affatto permettere. Come ho già detto: il “packaging”, ovvero l’apparenza, è l’unica cosa che abbia una reale importanza.
“Essere” è, oggi più che mai, relativo: l’importante è “sembrare”; e sono proprio le piattaforme social – palcoscenici su cui possiamo interpretare qualunque tipo di personaggio vogliamo – ad aver cristallizzato questa attitudine in modo non solo perfetto, ma anche funzionale allo scopo di arricchirci attraverso la manipolazione della nostra immagine e il tipo di comunicazione a senso unico che mettiamo in scena.
Al dì là di quelle che possono apparire mere speculazioni, è bene gettare luce sul recente fenomeno della “giovinezza a tutti i costi”; e per farlo è necessario parlare di coloro che sono stati i pionieri della faccenda, ovvero i transumanisti, che anelano a qualcosa di ancora più ardito, ovvero: “la vita eterna”.
Scrive Roberto Paura: «Il transumanesimo è un movimento culturale e filosofico nato negli Stati Uniti durante gli anni Ottanta come prodotto della rivoluzione tecnologica rappresentata dalla diffusione di massa dell’informatica e della cibernetica, nonché dai primi studi scientifici sulle nanotecnologie. Il transumanesimo predica la possibilità di un potenziamento tecnologico del corpo umano, sia attraverso l’uso di protesi tecnologiche che mediante un’estensione della vita resa possibile dall’uso della genetica, dell’ingegneria biomedica e della nanotecnologia. Il suo obiettivo finale è quello di superare completamente la necessità di un hardware biologico attraverso la fusione integrale tra uomo e macchina resa possibile dal mind-uploading, una tecnica che riverserebbe su un’infrastruttura digitale l’intero contenuto della mente umana».
So cosa state pensando: «È assurdo! Non accadrà mai».
Per realizzare quella che appare come una vera e propria utopia vengono investite enormi quantità di denaro. Per offrirvi una panoramica su “chi e perché” investe in questo genere di business attingerò al testo Essere una macchina, dell’autore irlandese Mark O’Connell, pubblicato nel 2021 dalla casa editrice Adelphy.
La Alcor Life Extension Foundation (un’organizzazione non-profit statunitense nata nel 1972 con sede a Scottsdale, in Arizona) si occupa di ricerca inerente alla crionica, ovvero la conservazione di esseri umani in azoto liquido a -196 °C dopo la morte legale della persona. L’obbiettivo è quello di riportare i soggetti che si sono sottoposti a tale pratica in vita in piena salute quando la tecnologia del futuro potrà invertire il processo criogenico. L’azienda possiede il più grande dei quattro impianti di crioconservazione esistenti al mondo, tre dei quali sono negli Stati Uniti ed uno in Russia.
I donatori dell’American Federation for Aging Research sono:
1) Il The Rosalinde and Arthur Gilbert Foundation (il cui reddito netto nel 2023 ammontava a 16 milioni di dollari) di Arthur Gilbert, real estate developer ebreo polacco cresciuto a Londra, poi trasferitosi negli Stati Uniti;
2) La Glenn Foundation for Medical Research di Paul F. Glenn, che oggi dispone di un budget di 37 milioni di dollari;
3) La Hevolution Foundation di Riyadh, che ha donato un totale di 102 milioni di dollari a vari enti che si occupano di ricerca nel campo dell’anti-invecchiamento (National Institute on Aging, Albert Einstein College of Medicine, Northwestern University, Buck Institute for Researching on Aging); il CEO della Hevolution è il dottor Mehmood Khan, ex Chief Scientific Officer del colosso alimentare PepsiCo;
4) Il The Sagol Network dell’Università di Tel Aviv, il cui portavoce è Yossi Sagol, uno dei trenta uomini più ricchi di Israele. Il total worth della famiglia Sagol nel 2018 ammontava a 1 miliardo e 650.000 dollari.
Un articolo pubblicato da Forbes nel settembre 2024 titolava: «La ricerca da mille miliardi di dollari per un invecchiamento più sano: come la Hevolution Foundation sta rimodellando la ricerca sulla longevità». Ecco di che volume di business si sta parlando. Immaginate quanto possano essere allettanti le previsioni di guadagno quando si tratta di tecniche mediche, farmaci e prodotti per il ringiovanimento.
L’amministratore delegato della Alcor Life Extension Foundation è Max More, autoproclamatosi fondatore del movimento transumanista. Appena iscritto alla University of Southern California (USC), More conobbe Tom Bell un libertario che condivideva il suo supremo ottimismo su questioni quali l’estensione della vita, l’incremento dell’intelligenza e le nanotecnologie. Insieme i due hanno fondato prima una rivista chiamata Extropy: The Journal of Transhumanist Thought e subito dopo una società non-profit, la Extropy Institute. Quest’ultima, all’incirca una decina di anni fa, è stata assorbita da un gruppo chiamato Humanity Plus, presieduto da Natasha Vita-More, la moglie di Max. Vita-More negli anni Settanta aveva frequentato gli ambienti delle avanguardie artistiche e del cinema indipendente, fino all’incontro con il guru dell’LSD Timoty Leary. Leary formulò una serie di principi futuristici riassunti dalla sigla SMI²LE (acronimo di Space Migration, Intelligence Increase, Life Extention) e divenne, in seguito, membro di Alcor per lungo tempo.
La proposta di Vita-More per un futuro disincarnato prende la forma di un lucente anthrobot, che con il suo sistema nanotecnologico di immagazzinamento sarà capace di riproporre dati e di fornire feedback istantanei, grazie anche ai suoi potentissimi sensori di contraddizioni incorporati.
«Se il nostro corpo si rompe,» dice «dobbiamo averne un altro. Si può morire in qualsiasi momento, e questo non è né indispensabile né accettabile. Siamo una specie nevrotica proprio a causa della nostra mortalità, perché la morte ci sta sempre con il fiato sul collo».
Se dovessi rispondere a questa affermazione, direi che siamo una specie nevrotica proprio perché molti di noi – come Natasha – pensano di essere così speciali e indispensabili da avere il sacrosanto diritto di esistere per sempre. Spoiler: nessuno è indispensabile.
Ma se quelli sopraccitati vi sembrano solo i deliri di un paio di invasati, vi sbagliate di grosso.
Il docente di robotica cognitiva presso la Carneige Mellon University Hans Moravec non ha dubbi sul fatto che il futuro della specie umana comporterà un abbandono in massa dei corpi biologici. Questa è la stessa convinzione che ha Ray Kurzweil, strenuo sostenitore dell’uploading della mente e storico direttore dell’engineering di Google. L’influenza del transumanesimo è percettibile anche negli ammonimenti sempre più accorati di Elon Musk, Bill Gates e Stephen Hawking.
Ray Kurzweil, conosciuto anche come il sommo sacerdote della Singolarità Tecnologica (teoria secondo cui ci sarà un avvento di un’intelligenza superiore a quella umana, presumibilmente artificiale) è in totale accordo con Erich Schmidt, amministratore delegato di Google dal 2001 al 2011 (poi divenuto presidente esecutivo dal 2011 al 2015) secondo il quale: «A un certo punto ci impianteremo dispositivi che ci forniranno le risposte necessarie a qualsiasi cosa pensiamo».
Scommetto che questa affermazione vi suggerisce qualcosa… Esatto: la Neuralink Corporation fondata da Elon Musk, che si occupa dello sviluppo di neurotecnologie e interfacce neurali impiantabili, ovvero: cip.
Nel suo Hegel e il cervello postumano, il filosofo sloveno Slavoj Žižek scrive del “cervello connesso”, ovvero del rapporto diretto tra il nostro cervello e una macchina digitale, domandandosi cosa accadrà allo spirito umano, alla nostra soggettività, qualora questo progetto divenisse realtà. Žižek postula che la Singolarità Tecnologica promette una nuova esperienza soggettiva di immersione in uno spazio di mente collettiva, ma che – aspetto che viene trascurato – implicherà anche una vasta rete di macchine integrate nelle nostre relazioni sociali di dominio.
Questo porta il filosofo alla questione fondamentale: in che modo l’eventuale avanzamento della Singolarità influenzerà il capitalismo e le forme di potere sociale?
Questa domanda ci porta ad un altro personaggio che gravita nel circolo dei transumanisti: Peter Thiel – patrimonio netto 14,9 miliardi di dollari – il fondatore del servizio di pagamento PayPal.
Pur non identificandosi apertamente col movimento transumanista, Thiel ha investito somme cospicue nel settore dell’allungamento della vita, come ad esempio in 3Scan che sta sviluppando uno strumento diagnostico delle patologie cellulari. Amministratore delegato di questa azienda di San Francisco è Todd Huffman, transumanista senza se e senza ma, socio della Alcor (che nel solo 2023 ha mosso un totale di 30,6 milioni di dollari), il quale ha affermato: «Il modo migliore di prevedere il futuro è realizzarlo». Asserzione tanto inquietante quanto interessante, perché contiene al suo interno tutta la verità che si cela dietro il sistema capitalistico: ovvero, creare un bisogno – o meglio, un problema – e vendere la sua soddisfazione – o soluzione – sotto forma di prodotto.
Questo ci riporta al discorso con il quale ho cominciato questa dissertazione: il filtro – o più verosimilmente la pillola – dell’eterna giovinezza: idea che stanno cominciando abilmente ad innestare nella mente dei consumatori attraverso la solita strategia di marketing: Hollywood chiama, il popolo risponde. Ha funzionato allo stesso modo la propaganda di guerra americana, che da sempre usa il cinema come strumento per indottrinare le masse.
Il documentario di Netflix sulla vita di Bryan Johnson altro non è che una spudorata marchetta al Blueprint Project, dal cui sito web potete comprare tutta una sfilza di Longevity Mix (aka polveri per creare miracolosi beveroni – come Wanna Marchi insegna) per cifre che vanno dagli 11 ai 400 dollari.
Non manca neanche il merchandising, il cui pezzo di punta è una t-shirt sulla quale è impressa la dicitura DON’T DIE. Tuttavia, la morte è l’unica cosa veramente democratica che esista a questo mondo, quindi non ci resta che gioire del fatto che ogni brand, ogni sistema ed ogni persona siano destinati a scomparire, a morire. È solo questione di tempo.
Johnson – diventato milionario vendendo la sua azienda, Braintree Venmo (una società con sede a Chicago che si occupa principalmente di sistemi di pagamento mobile e web per aziende di e-commerce) a PayPal nel 2013 per 800 milioni di dollari – ha rivelato al Guardian di voler rendere disponibile una versione più accessibile ed economica del suo programma di ringiovanimento, cosicché chiunque possa giovarne. Occorre notare che il Guardian sottolinea che non esiste alcuna prova scientifica che il programma di Johnson sia effettivamente efficace.
Insomma, l’uomo che ama definirsi “il più misurato del mondo” (the world’s most measured human) pubblicizza e vende attraverso l’esibizione del suo corpo e della sua quotidianità (sui social network, of course!) prodotti e programmi che lo faranno diventare ancora più ricco, esattamente come fa un influencer qualunque.
Un articolo datato 24 ottobre 2024, apparso sul sito web della celebre rivista Fortune, titola: «Un grande esperto di invecchiamento afferma che questi quattro farmaci approvati dalla FDA promettono di prolungare la vita».
Il dott. Nir Barzilai, direttore dell’Institute for Aging Research presso l’Albert Einstein College of Medicine (scuola privata newyorkese) e membro del consiglio direttivo dell’American Federation for Aging Research (AFAR), sostiene che la chiave sia scoprire farmaci sicuri ed efficaci che colpiscano i meccanismi che provocano l’invecchiamento, come l’infiammazione e il danno cellulare.
Nel settembre 2024, alla Longevity Investors Conference (sul cui sito web si legge: «La longevità sarà una delle più grandi, se non la più grande, opportunità di investimento nei decenni a venire») tenutasi a Gstaad, in Svizzera si è discusso di come colpire i tratti distintivi dell’invecchiamento allo scopo di preservare la salute riducendo il rischio di sviluppare malattie che conducano alla morte. Esistono già quattro farmaci approvati dalla FDA (Food and Drug Administration) americana – per intenderci, la stessa che durante la pandemia da COVID dette l’okay all’utilizzo su scala globale dei sieri a tecnologia mRNA mai sperimentati prima – che hanno dimostrato di essere promettenti nel «prendere di mira il processo di invecchiamento».
È da notare che, seppure questi farmaci non siano stati approvati come trattamenti anti-invecchiamento, hanno ottenuto il punteggio più alto nella scala a 12 punti che valuta il loro potenziale in tema di longevità e sono gli stessi (guarda caso…) che avrebbero ridotto i ricoveri ospedalieri, i decessi e il cosiddetto long COVID.
I Re Magi dell’anti-invecchiamento sarebbero:
1) I GLP-1 (Ozempic, Wegovy), classe di farmaci estremamente popolare contro il diabete e l’obesità;
2) Gli Inibitori SGLT2, farmaci che abbassano la glicemia che vengono prescritti a chi soffre di diabete di tipo 2 per rimuovere lo zucchero dai reni attraverso l’urina.
3) I bifosfonati, che curano l’osteoporosi;
4) La Metformina, farmaco in circolazione da 60 anni, prescritto per il diabete di tipo 2 per ridurre l’infiammazione e migliorare la sensibilità all’insulina.
Ovviamente, il dott. Barzilai ci tiene a sottolineare che ogni farmaco porta con sé degli effetti collaterali… Ma non preoccupatevi, potrete prendere altri farmaci per guarirli. Il circolo di guadagno infinito dell’industria farmaceutica verte proprio su questo imprescindibile perno.
Considerando che basterebbe alimentarsi in maniera sana, eliminare gli zuccheri e fare quotidianamente un’attività fisica moderata per aumentare in maniera significativa la qualità della nostra vita, possiamo concludere che utilizzare questi farmaci serva ad un’unica categoria di persone: quelli che, come gli americani, si ingozzano della merda che il capitalismo gli serve a basso costo da decenni.
Sono McDonald’s, Coca-cola and Co. i veri nemici della longevità. Il capitalismo concorre in molteplici modi a distruggere la qualità della nostra vita e a diminuirne la durata. Questo è quanto. Non c’è niente da aggiungere, ma ehi: in un sistema – quello in cui viviamo – in cui la massa si fa suggerire come vivere dai milionari che ci sorridono da dietro uno schermo, non stupisce che una pillola risulti molto più allettante del dover riflettere con la nostra testa circa cosa sia meglio per noi. Ad esempio, smettere di comprare cibi ultraprocessati e acquistare quanti più prodotti possibile dai piccoli produttori locali, piuttosto che nei supermercati. Avete presente quel sacchetto di insalata che avete dimenticato sul fondo del frigorifero da due mesi e che ancora vi sorride con le sue foglie smaglianti come fossero state raccolte ieri? Ecco, quello non è cibo sano.
Agite come meglio credete, ma ricordate che la scelta che fate è sempre quella tra la pillola rossa e la pillola blu (cit. dal film Matrix) e che la tana del bianconiglio, a ben vedere, è profonda come una pozzanghera. Se guardate bene sul fondo, sotto lo strato di melma che si nasconde dietro acqua che vuole apparire limpida, c’è una scritta: YOU ARE ALREADY DEAD.
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