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Immagine del redattoreAlice Rondelli

C'era una volta l'anonimato

Il rapporto Navigating Cyber, stilato nel 2021 da un’organizzazione denominata Financial Services Information Sharing and Analysis Center (FS-ISAC) afferma che un devastante attacco informatico al sistema finanziario attraverso terze parti sia praticamente inevitabile e sostiene l’esigenza di creare una global fincyber utility come soluzione principale agli scenari catastrofici che prevede.

Tratto dall’articolo investigativo firmato da Whitney Webb per Unlimited Hangout, intitolato: Ending Anonymity: Why The WEF’s Partnership Against Cybercrime Threatens The Future Of Privacy, pubblicato il 12 luglio 2021.



Ph. Central Underground permanent exhibition, Sighisoara, 2023 (Alice Rondelli)


Nel 2021 il World Economic Forum (WEF) ha prodotto un modello di utility attraverso una sua organizzazione: la Partnership against Cybercrime (WEF -PAC), sull’onda della simulazione Cyber ​​Polygon 2020 dell’anno precedente. Contestualmente, molte banche e istituzioni sono state coinvolte negli sforzi per inaugurare un nuovo modello economico globale di “capitalismo degli stakeholder”, al fine di sviluppare valute digitali sostenute dalla banca centrale, anche dette Central Bank Digital Currencies (CBDC).

Volendo pensar male si potrebbe immaginare che un attacco informatico come quelli descritti in questi rapporti e simulazioni fornirebbe lo scenario perfetto per smantellare l’attuale sistema finanziario in fallimento, in quanto assolverebbe le banche centrali e le istituzioni finanziarie corrotte da qualsiasi responsabilità. È opportuno, dunque, analizzare le organizzazioni che si stanno occupando di formulare una strategia contro eventuali attacchi informatici ai sistemi finanziari.

Il Financial Services Information Sharing and Analysis Center (FS-ISAC) è un consorzio industriale dedicato alla riduzione del rischio informatico nel sistema finanziario globale, al servizio delle istituzioni finanziarie e dei loro clienti. L’organizzazione sfrutta la sua piattaforma di intelligence e una rete affidabile di esperti peer-to-peer per anticipare, mitigare e rispondere alle minacce informatiche. FS-ISAC, con quasi 7.000 aziende associate (tra le quali CitiGroup, Bank of America e Morgan Stanley), ha sede negli Stati Uniti e uffici nel Regno Unito e a Singapore. Anche SWIFT, la società che gestisce la comunicazione interbancaria e la domina a livello globale, è rappresentata nel board di FS-ISAC. Collettivamente, i membri di questa organizzazione rappresentano 35 trilioni di dollari di asset finanziari, in gestione in più di 70 paesi. Il fondatore di FS-ISAC, Charles Blauner, in precedenza ha ricoperto incarichi di vertice presso JP Morgan, Deutsche Bank e CitiGroup ed attualmente è partner di CISO-in-residence di Team8, un controverso incubatore di start-up che opera come copertura per l’intelligence militare israeliana in iniziative legate alla tecnologia, e che fa parte della Partnership against Cybersecurity del WEF. Inoltre, Teresa Walsh (che è a capo dell’intelligence globale per FS-ISAC) nel 2021 è stata relatrice al Cyber ​​Polygon del WEF ed ha partecipato alle consultazioni relative all’elaborazione di una risposta internazionale agli attacchi ransomware (ovvero un tipo di malware capace di limitare l’accesso ad un dispositivo che infetta e richiede un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione). Walsh si avvale della consulenza del Global Intelligence Office (GIO) di FS-ISAC, che a sua volta si coordina con altre organizzazioni e agenzie di sicurezza informatica in tutto il mondo.

Inoltre, FS-ISAC ha sostenuto che l’aumento del valore della criptovaluta sia un driver diretto del crimine informatico, il che implica che il valore della stessa debba essere affrontato per ridurre tali attività criminali. Da quando FS-ISAC ha fatto la sua previsione, attacchi informatici si sono verificati in tutto il mondo e hanno preso di mira diversi settori a un ritmo molto più rapido di quanto si fosse mai visto prima. Tuttavia, i dati suggeriscono che l’uso della criptovaluta da parte dei criminali informatici è basso e sta diminuendo. Ad esempio, uno studio del 2021 ha rilevato che solo lo 0,34% delle transazioni di criptovaluta nel 2020 era legato ad attività criminali, in calo rispetto al 2% dell’anno precedente.

 

È evidente che la criptovaluta rappresenti una minaccia per i piani dei membri di FS-ISAC e dei suoi partner, che vogliono iniziare a produrre valute digitali controllate da entità private approvate. Il successo del progetto, infatti, dipende dalla neutralizzazione della concorrenza, che è probabilmente il motivo per cui FS-ISAC ha sottotitolato il suo rapporto del 2021 Il caso di una utility finanziaria globale. Tale utility è chiaramente inquadrata come necessaria per difendere il settore dei servizi finanziari dalle minacce informatiche. D’altronde è chiaro che individuare una minaccia globale sia necessario al fine di giustificare una soluzione globale, individuata nella creazione delle CBDC. Molte organizzazioni, infatti, sono profondamente coinvolte nelle valute digitali della banca centrale, nonché negli sforzi per digitalizzare e quindi controllare più facilmente quasi tutti i settori dell’economia globale e per regolamentare Internet.

Questo coordinamento globale, secondo la Partnership against Cybercrime del World Economic Forum (WEF-PAC), dovrebbe basarsi su un nuovo sistema globale che unisca le forze dell’ordine di tutto il mondo con società di sicurezza informatica, grandi aziende, banche e altri stakeholder. Il rapporto WEF-PAC parla di un modello a tre livelli per «un’architettura globale per la cooperazione pubblico-privato contro il crimine informatico». Il livello più alto è denominato “partenariato globale” e riunirà le parti internazionali interessate per fornire una narrativa generale e un impegno a cooperare; promuovere l’interazione all’interno di una rete globale di entità che guidano gli sforzi per combattere la criminalità informatica e facilitare dialoghi e processi strategici volti a sostenere la cooperazione e superare le barriere a lungo termine. Il secondo livello di questo sistema è chiamato “nodi permanenti”, ed essi sono definiti come «una rete globale di organizzazioni esistenti che si sforzano di facilitare la cooperazione pubblico-privato nel tempo». I principali candidati ad occupare il ruolo di “nodi permanenti” sono «organizzazioni senza scopo di lucro che stanno già stimolando la cooperazione tra società private e forze dell'ordine», in particolare Cyber ​​Threat Alliance e Global Cyber ​​Alliance. Altri potenziali “nodi permanenti” menzionati nel rapporto sono INTERPOL, EURPOL e, ovviamente, FS-ISAC. Il livello più alto di questi nodi ha un ruolo di coordinamento, e fornirebbe l’infrastruttura e le regole operative e gestionali necessarie al funzionamento di tutto il sistema.

Tra le organizzazioni che il WEF-PAC evidenzia come candidate a “nodi permanenti” nella sua proposta ce ne sono, appunto, due che si distinguono: Cyber ​​Threat Alliance (CTA) e Global Cyber ​​Alliance (GCA), entrambe membri formali del WEF-PAC.

Cyber ​​Threat Alliance è stata fondata dalle società Fortinet e Palo Alto Networks nel maggio 2014 e la sua missione è di consentire la condivisione delle informazioni tra i suoi numerosi partner, membri e affiliati, al fine di proteggere meglio i propri clienti dagli attacchi informatici e rendere più efficace l’ecosistema di difesa. Il fondatore di Fortinet, Ken Xie, fa parte del consiglio di amministrazione di Cyber ​​Threat Alliance ed è anche membro fondatore e consulente del Center for Cybersecurity del WEF. Global Cyber ​​Alliance è nata dalle discussioni che Cyrus Vance Jr (procuratore distrettuale di Manhattan) ha tenuto con William Pelgrin, ex presidente e CEO del Center for Internet Security (CIS).

La Global Cyber Alliance annovera tra i suoi membri TheCityUK (un ente che promuove il settore dei servizi finanziari e professionali del Regno Unito) ed è stata creata utilizzando i 25 milioni di dollari derivanti dalla confisca di beni della criminalità organizzata, operata da Vance. I principali finanziatori di Global Cyber Alliance sono: la William and Flora Hewlett Foundation, la fondazione del co-fondatore di Hewlett-Packard, un gigante tecnologico con profondi legami con l’intelligence statunitense; Craig Newmark Philanthropies, il braccio filantropico dell’impero di influenza del fondatore di Craigslist; e Bloomberg, il media di proprietà del miliardario ed ex sindaco di New York, Mike Bloomberg. Non solo, il CSI è un’organizzazione non profit che gestisce gli organismi chiave coinvolti nella manutenzione delle infrastrutture critiche degli Stati Uniti.

Il notevole coinvolgimento di alcune delle aziende più potenti del mondo, provenienti da alcuni dei settori che sono alla base dell’economia attuale, nonché delle organizzazioni non profit che gestiscono le principali infrastrutture Internet, governative e di servizi pubblici in queste organizzazioni che compongono il WEF-PAC è altamente significativo. Infatti, se tutti dovessero raccogliere l’invito a seguire una narrativa condivisa, che sia vera o no, nel perseguimento di interessi strategici a lungo termine, la quarta rivoluzione industriale auspicata dal WEF e dai suoi partner si attuerebbe molto più rapidamente di ciò che ci si possa immaginare.

Come evidenziato dall’architettura proposta dal WEF-PAC, il potere che l’organizzazione avrebbe sui settori pubblico e privato è considerevole. Una tale organizzazione, una volta istituita, potrebbe inaugurare sforzi di lunga data sia per richiedere una ID digitale per accedere e utilizzare Internet, sia per eliminare la possibilità di condurre transazioni finanziarie anonime. Questo inaugurerebbe una nuova era di sorveglianza senza precedenti dei cittadini comuni, perché consentirebbe di controllare ogni contenuto online a cui si accede, nonché ogni post o commento scritto da ciascun cittadino, presumibilmente per garantire che nessuno possa impegnarsi in attività criminali online.

Questa politica fa parte di un disegno che comprende una proposta per la creazione di una “patente di guida per Internet” a livello nazionale, strada già tentata dall’amministrazione Obama. Nello stesso periodo anche il Regno Unito aveva lanciato il suo programma di verifica dell’identità digitale, cosa che l’ex primo ministro britannico e socio del WEF Tony Blair spinse in modo aggressivo.

Il 6 giugno 2023 il nuovo accordo firmato tra l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e la Commissione europea prevede l’adozione del sistema di certificazione digitale Covid19 dell’UE – il cosiddetto Green Pass – per costituire un sistema di controllo uniforme tra gli Stati membri dell’agenzia, che dovrebbe contribuire a facilitare la mobilità globale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future. Si tratta solo del primo elemento di quella che costituirà una rete globale di certificazione della salute digitale dell’OMS, che è perfettamente in linea con i progetti di digitalizzazione totale della vita promossi dalla Commissione europea e dal World Economic Forum.


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