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  • Immagine del redattoreAlice Rondelli

To the stars, senza ritorno

Stellar, Ripple e Ethereum sono tutti network per pagamenti e tokenizzazioni che promettono alle persone libertà e inclusione finanziaria. La verità è che queste blockchain portano dritte dritte alla cripto-colonizzazione, passando per i Paesi in via di Sviluppo come banco di prova, sino ad ingurgitare la vita dell’intera popolazione mondiale.

ph. Obscura antiques & oddities, New York City, 2019 (Alice Rondelli)

Stellar Lumens è un protocollo decentralizzato open source per trasferimenti di valuta digitale e denaro fiat basso costo, che consente transazioni transfrontaliere tra qualsiasi coppia di valute: il suo protocollo è supportato da una società senza scopo di lucro statunitense, la Stellar Development Foundation.

In effetti, la campagna pubblicitaria “Real World” ritrae il protocollo Stellar come un agente che offre opportunità dignitose, facendo sì che il sistema finanziario funzioni per tutti. In generale, molti appassionati di criptovalute investono in tali reti perché le vedono come un mezzo che garantisce la libertà finanziaria. Tuttavia, Stellar ha anche un altro interesse, molto meno altruistico: quello di facilitare la crescita delle Central Bank Digital Currency (CBDC), che sono una versione digitale programmabile emessa dalla banca centrale della valuta fiat di uno stato (che a sua volta è una valuta nazionale non ancorata al prezzo di una materia prima come oro o argento, il cui valore è legato in larga parte alla fiducia nei confronti dell’autorità che la emette, di norma uno Stato o una banca centrale). Insomma: una CBDC è una forma digitale della valuta fiat. A differenza di bitcoin che è un criptovaluta basata su un sistema di registri decentralizzato (blockchain permissionless), le CBDC saranno controllate da un ente centrale che le emette (nel caso dell’Europa, la Banca Centrale Europea) e funzioneranno con tecnologia Distributed Ledger Technology (DLT), ma non necessariamente su blockchain. Un altro sistema preso in considerazione è Tips, utilizzato attualmente in Europa per il regolamento dei pagamenti elettronici.

I sostenitori delle CBDC le pubblicizzano come veloci, convenienti e ideali per transazioni internazionali più economiche, mentre i suoi detrattori ne sottolineano la propensione a minare l’anonimato, favorire la sorveglianza e persino di essere potenzialmente utilizzate per manipolare o controllare le attività finanziarie e il comportamento delle persone. Se implementati su scala più ampia e introdotti insieme ad altri strumenti, come le identità digitali, alcuni hanno ipotizzato che le CBDC potrebbero essere utilizzate per monitorare la nostra posizione, limitare la nostra libertà di movimento e controllare il nostro accesso al denaro, ai beni e ai servizi.

Secondo il CBDC tracker dell’Atlantic Council 130 Paesi – che rappresentano il 98% del PIL mondiale – stanno ora esplorando una CBDC e il Juniper Research ha recentemente stimato che il valore globale delle stesse passerà dagli attuali 100 milioni di dollari a 213 miliardi di dollari entro il 2030.

Man mano che cresce l’interesse per le CBDC crescono anche i progetti pilota, che coinvolgono sia il settore pubblico che quello privato. Numerose reti e organizzazioni di pagamento digitale d’élite e alimentate dalla blockchain ˗ tra cui Stellar, Ethereum e Ripple ˗ stanno concorrendo affinché i loro sistemi di pagamento vengano incorporati nei Paesi in via di sviluppo, per mettersi a capo delle infrastrutture valutarie digitali di domani.

La Blockchain sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi e consente di gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenente dati e informazioni in maniera aperta, condivisa e distribuita senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica ed è spesso descritta come la pietra angolare della Quarta Rivoluzione Industriale, una rivoluzione tecnologica continua e controversa resa popolare da gruppi d’élite come il World Economic Forum.

 

La creazione della Stellar Development Foundation come organizzazione senza scopo di lucro è degna di nota, in un contesto in cui anche la campagna “Real World” strizza l’occhio ad un modello finanziario “inclusivo” e persino umanitario. L’anno scorso, Stellar è stata scelta dallAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) per fornire alle persone colpite dalla guerra in Ucraina una soluzione di pagamento blockchain integrata, attraverso al quale l’UNHCR ha distribuito fondi utilizzando USD Coin (USDC) di Circle Internet Financial  ̶  una importante stablecoin ancorata al dollaro  ̶  ai portafogli digitali Vibrant dei destinatari, basati sulla blockchain di Stellar, sui loro smartphone. 

 

Fondata originariamente nel 2012 come OpenCoin, Ripple è una rete di pagamento digitale e un protocollo di transazione basato su blockchain che facilita la criptovaluta XRP, una delle più popolari al mondo. Ripple ha anche partecipato a progetti CBDC pilota per il Montenegro, Palau, il Bhutan e la Colombia.

Secondo il rapporto Fintech for good del 2022, Ripple ha donato circa 170 milioni di dollari in quattro anni a cause filantropiche, investendo al contempo 100 milioni di dollari per scalare i mercati del carbonio e ha destinato 25 milioni di dollari ad alcune organizzazioni non governative che lavorano per rendere i servizi finanziari globali più inclusivi ed equi. Ripple, infatti, descrive il proprio modello di business come eco-compatibile e «sulla buona strada per raggiungere l’azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2030, o prima, attraverso la riduzione delle emissioni, l’uso di energia pulita e i grandi investimenti in progetti innovativi di sostituzione del carbonio». Ripple ha inoltre collaborato con la Bill e Melinda Gates Foundation ad iniziative di inclusione finanziaria che sono parte integrante dell’élite politica che cerca di influenzare e dominare il sistema finanziario.

Mojaloop (sostenuta dalla fondazione di Gates) è una piattaforma di pagamento open source volta a favorire l’inclusione finanziaria. Ripple è membro e sponsor della Mojaloop Foundation e ha creato per essa il protocollo Interledger. L’organizzazione dispone anche di un Center of Excellence for CBDCs, al quale Ripple partecipa assieme ad attori tra cui la Bill & Melinda Gates Foundation, Coil Technologies Corporation (leader mondiale nelle linee di alimentazione per bobine e nell’automazione di componenti manufatti e software, nonché fornitore delle industrie di formatura dei metalli), Google, ModusBox (rete di pagamento che consente trasferimenti elettronici di fondi istantanei, 24 ore su 24 che può essere avviata attraverso diversi canali) e la Monetary Authority of Singapore (ovvero, la banca centrale dello stato asiatico di Singapore). Mojaloop, supportato da Ripple, partecipa al Level One Project, un’iniziativa della Gates Foundation che «propone un nuovo sistema di pagamenti a basso costo che supporta pagamenti digitali inclusivi ed interoperabili».

 

Creata da Vitalik Buterin nel 2014, Ethereum è un’importante rete blockchain decentralizzata nota per i suoi contratti intelligenti, che sono programmi o protocolli progettati per facilitare o eseguire un’azione desiderata quando vengono soddisfatte le precondizioni richieste. Ethereum è stato utilizzato nei progetti pilota CBDC in Australia, Norvegia, Israele e per MasterCard e differisce da Stellar e Ripple in quanto nessuno possiede o controlla il suo protocollo e non ci sono limiti o regole su come quel protocollo possa essere utilizzato.

 

L’accademico Olivier Jutel (ricercatore presso la neozelandese University of Otago) sostiene che l’umanitarismo blockchain delle criptovalute si sforza di legittimare una moderna forma di colonialismo. La sua ricerca, infatti, suggerisce che gli sviluppatori stanno sfruttando il desiderio di sviluppo tecnologico nel Pacifico e approfittando della debolezza normativa dei Paesi in via di sviluppo. Jutel spiega: «Blockchain è la tecnologia di registrazione alla base delle criptovalute come Bitcoin. Mentre la valuta stampata è regolata da un’autorità centrale come una banca o un governo, le transazioni di criptovaluta vengono verificate da una rete peer-to-peer. Quando le merci vengono pagate utilizzando Bitcoin, i computer sulla rete Bitcoin verificano la transazione, la registrano e la archiviano pubblicamente come un blocco sulla blockchain che, a quel punto, diventa inalterabile. Questi database di transazioni pubbliche possono essere utilizzati anche per crittografare informazioni su una catena di approvvigionamento. Il controllo di questo registro pubblico decentralizzato delle informazioni digitali ha implicazioni per la governance e per le economie. (…) Si parla molto a livello globale dell’etica e delle implicazioni nell’utilizzo della blockchain per controllare i dati, ciononostante gli sviluppatori e le aziende tecnologiche stanno tranquillamente sperimentando questi sistemi utilizzando le isole del Pacifico per sperimentare nuove applicazioni. Ciò ha portato a un boom di soluzioni di sviluppo blockchain nel Pacifico, che si tratti di criptovalute nazionali, gestione della catena di approvvigionamento del tonno o distribuzione degli aiuti».

Jutel sta esaminando l’impatto delle minacce informatiche alla democrazia nella regione del Pacifico e la sua ricerca suggerisce che gli sviluppatori stanno sfruttando il desiderio di sviluppo tecnologico e sospetta che ci sia un tentativo di riciclare la politica di queste tecnologie attraverso obiettivi lodevoli come l’autodeterminazione indigena.

Il ricercatore e docente spiega che «dobbiamo interrogarci circa i vantaggi e i compromessi per i Paesi in via di sviluppo nel lavorare con investitori esteri che cercano di gestire i sistemi di dati».

La struttura di governance della gestione della blockchain ha creato un nuovo sistema, che attraversa i confini e si distacca dalle persone e dalla società. Il controllo decentralizzato aggira la democrazia o la sovranità, e questo ha il potenziale per spostare il potere all’interno di un Paese e collocare tutti i tipi di transazioni di mercato al di fuori della regolamentazione.

Esiste una massiccia ingenuità globale riguardo a ciò che queste applicazioni possono fare, al loro potenziale di sfruttamento e alla possibilità di uno squilibrio di potere; e c’è una mancanza di trasparenza riguardo alle intenzioni e alle implicazioni degli sviluppatori e delle imprese globali del settore tecnologico. Ad esempio, la blockchain può registrare ogni parte di una catena di approvvigionamento, consentendo ai consumatori di tonno di risalire all’origine del loro pasto fino al peschereccio da cui è stato catturato. La teoria è che tutti nella catena di distribuzione ne trarranno beneficio, ma la realtà è che quelli all’inizio della catena non hanno la larghezza di banda e la capacità di ottenere informazioni, ma solo di fornirle: si tratta quindi di un flusso di dati a senso unico da cui non ottengono alcun ritorno.

Bisogna domandarsi, dunque, come questo influenzerà la proprietà e la gestione della terra e delle risorse, e quale sarà l’impatto nel lungo periodo sulle governance. I principali investimenti e sforzi del settore delle criptovalute con il pretesto dell’inclusione finanziaria devono essere intesi come un tentativo di assicurarsi influenza e il controllo sull’infrastruttura finanziaria mondiale. Il fatto che player crypto come Ripple e Stellar utilizzino un linguaggio simile e allo stesso tempo spingano per maggiori quote nel futuro sistema finanziario segnala che non sono detrattori degli obiettivi delle élite per il sistema finanziario, ma stanno portando avanti la loro causa.

 

In effetti, le connessioni delle élite di Stellar, Ethereum e Ripple, tra cui il World Economic Forum, la Bill and Melinda Gates Foundation e altri, sono estese. Il co-fondatore di Ripple, Chris Larsen, è un collaboratore dell’agenda del WEF e importanti leader di Ripple, tra cui il CEO Brad Garlinghouse, hanno partecipato al forum di Davos.

 

Nel 2011 Chris Larsen aveva fondato Ripple con Jed McCaleb, che se ne era andato dopo un tentativo fallito di estromettere Larsen dalla società. Nel 2016, McCaleb e Joyce Kim (la sua fidanzata, che aveva lavorato con lui) avevano fondato Stellar, divenuta diretta concorrente di Ripple. Ripple e Stellar hanno interfacce curiosamente simili e alcuni sostengono che parte del codice di Stellar era stato chiaramente rubato da Ripple.

Molti dei precedenti progetti di McCaleb erano andati gambe all’aria ed egli aveva dovuto affrontare azioni legali per aver nascosto al pubblico alcuni problemi di sicurezza di Mt. Gox (che fino al 2014 gestiva oltre il 70% di tutte le transazioni Bitcoin nel mondo). Nel 2021, McCaleb ha fondato e (almeno fino al dicembre 2023) finanziato interamente Vast, una startup la cui missione dichiarata è quella di «contribuire a un futuro in cui miliardi di persone vivono e prosperano nello spazio». Vast mira a lanciare una stazione spaziale privata, chiamata Haven-1, nello spazio con «opportunità per la gravità artificiale lunare». Inoltre, sta collaborando con SpaceX di Elon Musk ad un progetto che riguarda il lancio nell’agostp 2025 dell’Haven-1 ad opera del razzo Falcon 9 di SpaceX.

Ancora non basta: Jed McCaleb ha fondato l’Astera Institute, che si concentra su progetti tecnologici e scientifici che sostengo di avere la «capacità di creare un progresso trasformativo per la civiltà umana». L’Istituto lavora su progetti tra cui una adaptive Artificial Intelligence (AGI) incentrata sulle neuroscienze; McCaleb e il suo team suggeriscono che ulteriori studi sul cervello forniranno informazioni migliori sulla costruzione di un’intelligenza artificiale adattiva e sugli interventi per “interrompere” i processi di invecchiamento.

McCaleb ha aiutato la sua nuova compagna, Seemay Chou, fornendo finanziamenti iniziali alla sua bio-azienda da 500 milioni di dollari: la Arcadia Science, un istituto scientifico a scopo di lucro fondato con la premessa di «investire in un nuovo modo di fare scienza». Chou è CEO e co-fondatore di Arcadia e Jed McCaleb è co-fondatore e consigliere del CEO. Allontanandosi dalle convenzioni scientifiche standard, Arcadia non collaborerà con le università né pubblicherà su riviste scientifiche tradizionali, piuttosto prevede di condurre ricerche esplorative che possano poi essere trasferite alle startup. McCaleb e il CEO di Open AI Sam Altman sono i due investitori unicorno di Arcadia. “Unicorn” è il termine utilizzato nel settore del venture capital per descrivere le startup con un valore di oltre 1 miliardo di dollari.

Nel complesso, gli sforzi e i fondi grandiosi di Jed McCaleb in molteplici ambiti – denaro, spazio e persino anti-invecchiamento – suggeriscono passi da compiere per indirizzare non solo il futuro della valuta, ma il futuro della scienza e della tecnologia.

L’amministratore delegato di Stellar, Denelle Dixon, è una collaboratrice dell’agenda del World Economic Forum; inoltre, il CEO di Stellar comprende Keith Rabois del Founders Fund  ̶ sostenuto da Peter Thiel, Sam Altman (CEO di Open AI) e Patrick Collison (CEO di Stripe, azienda statunitense che fornisce un’infrastruttura software che permette a privati e aziende di inviare e ricevere pagamenti via internet), tutti attori di spicco del nucleo del mondo tecnologico.

Ancora non basta: la Stellar Development Foundation è sostenitrice dell’iniziativa Humanitarian and Resilience Investing del World Economic Forum, creata teoricamente per sbloccare gli investimenti a impatto sociale nei mercati di frontiera per aiutare e aumentare la resilienza delle comunità emarginate e colpite dalla crisi. Tuttavia, gli investimenti a impatto sociale, soprattutto se promossi da un’organizzazione d’élite come il World Economic Forum, non possono essere interpretati esclusivamente come un impegno umanitario. Invece, il fenomeno implica un’influenza sugli affari delle comunità e dei gruppi presunti beneficiari, privandoli della sovranità.

 

Il fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, ha espresso preoccupazione riguardo alle CBDC, affermando in un’intervista del settembre 2023 che, mentre le valute digitali emesse dal governo possono offrire vantaggi, le CBDC possono mettere a rischio la privacy e altre forme di tutela delle aziende e del governo stesso. Non a caso, nel 2022 Buterin dichiarò a TIME Magazine che «la criptovaluta, se implementata in modo errato, ha un enorme potenziale distopico».

Allo stesso tempo, il passaggio del sistema di verifica blockchain da proof of work a proof of stake di Ethereum nel 2022, ha trasferito la responsabilità relativa alla distribuzione delle informazioni alle parti interessate, garantendo loro una leva tangibile sulla rete.

In teoria, il cambiamento è stato messo in atto per ragioni ambientali: il sito web di Ethereum evidenzia che il passaggio alla proof of stake ha ridotto il consumo energetico di Ethereum di circa il 99,95%, ma in verità quel passaggio stava preparando Ethereum per un’ulteriore conquista normativa. Il ristretto numero di stakeholder  ̶ accelerato dal passaggio alla proof of stake  ̶  potrebbe teoricamente colludere per creare un oligopolio che promuoverebbe i propri interessi a scapito degli interessi della comunità. La moneta digitale JPM di JP Morgan, è un dollaro digitale creato dalla banca e funziona su una versione privata della blockchain di Ethereum e la stessa banca possiede anche una grande partecipazione in Etherum.

In effetti, un piccolo numero di stakeholder sembra stia inghiottendo quote significative di Ethereum. Al dicembre 2023, inoltre, la soluzione di liquid staking Lido Finance detiene circa ⅓ della partecipazione totale. Nel frattempo, la recente richiesta del colosso multinazionale degli investimenti Blackrock di lanciare un Exchange Traded Fund (ETF) sostenuto da Ethereum, dimostra che gli attori più potenti del mondo si stanno muovendo per utilizzare qul protocollo per i loro fini.

Nonostante i dubbi di Buterin sulle CBDC, il suddetto protocollo è una creatura su cui egli ha un controllo sempre minore. Lo ha ammesso lui stesso in un’intervista dell’aprile 2022: «Sento che la mia influenza su Ethereum continua a diminuire ogni sei mesi».

Intanto i colleghi di Buterin non sembrano condividere le sue preoccupazioni. La direttrice esecutiva della Ethereum Fpundation, Aya Miguchi (anche lei collaboratrice dell’agenda del WEF) fa parte del Global Blockchain Council, lanciato dalle élite riunite a Davos nel 2017, la più grande associazione industriale leader per la tecnologia blockchain e la comunità delle risorse digitali. Per capire l’importanza del progetto, basta spiegare che la Global Blockchain Council è un’organizzazione no-profit con sede in Svizzera, con oltre 500 membri istituzionali e 301 ambasciatori in 117 giurisdizioni e discipline.

 

In modo non dissimile, un articolo di Ripple del 2016 (ora cancellato): “The Road to Davos: Ushering in the Fourth Industrial Revolution”, discuteva il potenziale ruolo di Ripple nello sviluppo di uno standard globale per i pagamenti come parte della più ampia Quarta Rivoluzione Industriale. Si scriveva: «Tutti i risultati previsti dal WEF si basano non solo su sistemi globali interoperabili per la messaggistica e la comunicazione, ma anche su un sistema altrettanto fluido per il trasferimento di valuta e questo è ciò su cui Ripple sta lavorando. L’inclusione finanziaria e la crescita economica sono attualmente intrappolate nello stesso collo di bottiglia: la tecnologia esiste, ma la cooperazione e la regolamentazione la frenano. È a questo problema che applichiamo le nostre soluzioni. Se il mondo avesse uno standard globale per i pagamenti, ciò potrebbe portare ad economie più forti e più inclusive, riducendo le disuguaglianze e inaugurando quello che secondo Deloitte sarà un periodo di crescita esponenziale».

Deloitte Touche Tohmatsu è un’azienda di servizi di consulenza e revisione, la prima nel mondo in termini di ricavi e numero di professionisti; parte del suo core business si basa sull’erogazione di servizi come la gestione dei cyber risk security standards e l’elaborazione di commands gestionali.

Appare evidente che le élite stanno utilizzando il loro obiettivo dichiarato di “inclusione finanziaria” per mascherare quello reale, ovvero l’implementazione diffusa e l’interoperabilità delle valute digitali. Lo sviluppo e la proprietà di uno “standard globale per i pagamenti”  ̶  o di un’infrastruttura finanziaria adiacente  ̶  porrebbero Ripple in una posizione di autorità sulla gestione del sistema finanziario futuro, verosimilmente rendendolo più potente degli attori statali tradizionali.

 

Un altro aspetto interessante è che il direttore della CIA William Burns ha confermato che nel dicembre 2021 l’agenzia ha avviato una serie di progetti incentrati sulla criptovaluta. Anche l’ex vicedirettore della CIA Michael Morell ha scritto (insieme a Josh Kirshner e Thomas Schoenberger di Beacon Global Strategies) che «la tecnologia blockchain è uno strumento forense potente, ma poco utilizzato, che consente ai governi di identificare attività illecite e assicurare i criminali alla giustizia». E mentre la CIA apre un laboratorio di ricerca per studiare la blockchain, il World Economic Forum pubblica un’ampia serie di white paper per consigliare i politici, creando anche un consorzio, allo scopo di discutere e costruire quadri politici per la governance delle valute digitali. Ovviamente, il WEF sostiene spesso la cooperazione pubblico-privato come fondamentale per il successo, anche se le società e i gruppi privati ​​non sono eletti e quindi non hanno alcuna responsabilità nei confronti dei cittadini.

Il gigante dei pagamenti Stripe, nel frattempo, non perde occasione per incoraggiare la Federal Reserve statunitense a sfruttare appieno l’esperienza del settore privato nel processo di sviluppo delle CBDC.

 

I progetti pilota delle CBDC sono fondamentalmente miscugli pubblico-privati, in cui gruppi d’élite appoggiano e spingono la tecnologia alla base della valuta digitale, che verrà imposta sul mercato alla maggioranza della popolazione in caso di lancio globale, sancendo così a tutti gli effetti, e forse permanentemente, un nodo infinito tra lo stato e il mondo aziendale. 

Anche i progetti pilota delle stablecoin (valute digitali ancorate a un’attività di riserva stabile come il dollaro statunitense o l’oro) vengono fatti progredire dai player delle criptovalute per scopi simili a quelli delle CBDC. Gli organi governativi potrebbero prediligere la collaborazione con società private che emettono e facilitano le stablecoin per loro conto, come la USD Coin (ancorata al dollaro statunitense) della società fintech Circle; ma ciò non deve trarre in inganno, perché esse presentano le medesime problematiche relative alla programmabilità e alla sorveglianza delle CBDC, ma sarebbero invece gestite dai banchieri e dai finanziatori più ricchi del mondo, piuttosto che dalle banche centrali.

 

Non resta che stare a vedere chi vincerà la corsa al dominio della nuova economia digitale. I fatti certi sono due: la cripto-colonizzazione in atto non è arrestabile e non sarà neanche reversibile.


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